del métro, nelle ore che ci separano da un appuntamento atteso da giorni. Quando accade, però, la vita assume le sembianze più diverse, talvolta anche quella della morte, del suicidio cercato da un uomo che, poco prima di spiccare il volo che l'avrebbe portato, in un balzo leggero, sotto il métro, contro il ferro delle rotaie, aveva sorriso alla protagonista di Écoute la pluie, come a volerla convincere della necessità di quel gesto sconcertante.
Inizia così l'ultimo romanzo di Michel Lesbre, con un sorriso donato prima dello schianto mortale da un uomo che vuole morire ad una donna che è lì per partire, per ricominciare un amore lasciato a metà, tempo prima.
È così che, lei, dimenticati tutti i suoi appuntamenti, passa la notte vagando per le strade di Parigi, alla ricerca di un nuovo equilibrio nella sua vita. Perché, talvolta, la morte di qualcuno, anche di uno sconosciuto, apre porte nascoste, nei sentimenti delle persone e dà forma a riflessioni che se ne stavano sopite da tempo, in un angolo, in attesa del pretesto per risvegliarsi, per ottenere una risposta.
Ripercorrendo, sotto la pioggia notturna, i ricordi del suo passato, la protagonista di Écoute la pluie riesce a vedere con chiarezza alcuni momenti della sua infanzia, la luce delle stanze in cui ha vissuto e quella in cui l'attende l'uomo che ama, in un hotel. Solo al mattino, tornata a casa, si ricorda dell'appuntamento lasciato in sospeso, del vuoto che ha creato nella lista dei suoi impegni, e che può, finalmente, colmare.
Michel Lesbre, Écoute la pluie, Paris, Sabine Wiespeser Éditeur, 2013