Dalla donna che sceglie volontariamente un'interruzione di gravidanza a quella che deve subirla inerte, dalla donna che partorisce e lascia il figlio in adozione a quella che sceglie di tenerlo, ma lo vive come una condanna, Bégaudeau ci parla, attraverso una variazione su un unico tema, di gravidanze che esplorano, tutte, casi limite. Con uno stile più sobrio rispetto al passato, veicolato da frasi brevi e asciutte, e con meno humour e più cinismo, l'autore - che prende la parola, per la prima volta, in un quattordicesimo capitolo che chiude il libro su note ironiche di ottimismo - non si limita alla narrazione della gravidanza in sé, ma ripercorre i motivi che hanno portato a tale scelta, rivivendo le tappe che hanno anticipato la nascita del bambino e soffermandosi sulle donne protagoniste della vicenda, ma anche sui loro compagni, parenti e amici, per tracciare una sorta di genealogia della gravidanza. Pur accomunati da un'esperienza di fondo comune - che pone il testo in un'ipotetica terra di confine tra raccolta di novelle e romanzo -, tutti i racconti parlano una lingua diversa per stile, tono ed afflato emozionale, affrancandosi gli uni dagli altri e sottolineando il valore della soggettività, per vanificare il rischio di generalizzazione ed evitare di cadere nel luogo comune.
François Bégaudeau, Au début, Alma, Paris 2012.