Le désordre AZERTY, l'ultimo lavoro di Eric Chevillard, appena pubblicato in Francia dalle Éditions de Minuit è un'opera a metà strada tra un diario «per concetti», un'auofiction (visto che la persona che dice 'io', nella narrazione, sembrerebbe coincidere con l'autore stesso), un catalogo di esperienze di vita e un romanzo sui generis. Il filo conduttore che lega le sue pagine, a dispetto del titolo, che mette in guardia il lettore, annunciandogli il «disordine» - o forse proprio per compensare questa mancanza di armonia che il titolo suggerisce - lascia trasparire la necessità di ristabilire un ordine possibile nel mondo, perlomeno in quello che circonda il narratore. Per riuscirci, occorre che Chevillard stabilisca una nuova gerarchia, non basata sui modi convenzionali della cultura occidentale – la successione alfabetica, la progressione numerica o cronologica degli eventi – ma su un assetto che si affida alla composizione delle parole così come esse prendono forma sugli schermi che riempiono lo spazio di vita degli uomini nel presente: l'ordine delle lettere su una tastiera di computer, quell'ordine che, per i francesi, coincide con le sequenza « AZERTY ».
Seguendo questo criterio, prende forma la scrittura di Chevillard e, con essa, il microcosmo che l'autore-narratore vuole condividere col lettore, fatto di parole e concetti tra loro apparentemente lontani, come «aspe», come «humour» o, ancora, come «virgule». Di volta in volta, con frasi lunghe, che sembrano assecondare la ricerca di un rigore interiore, l'autore illustra una visione del mondo insieme soggettiva e scientifica, il cui metodo di analisi si basa tanto sui dizionari, quanto su strumenti di valutazione legati all' esperienza, alle emozioni provate, alle storie vissute. Come se la vita stessa, attraverso questo testo, potesse diventare il criterio più affidabile di valutazione del quotidiano, al di là della ricerca di criteri esterni, meccanizzati e condivisi. In questo modo, potrà essere creato un ordine solo apparente, ma che può rappresentare un ottimo pretesto per riflettere sul proprio tempo, sul proprio spazio; anche attraverso il filtro di uno schermo.
Éric Chevillard, Le désordre AZERTY, Paris, Les Éditions de Minuit, 2014