Dopo un tentativo, subito abortito, di trovare una risposta di carattere accademico, ho pensato che, forse, sarebbe stato più interessante provare a ricordare anche solo qualche situazione legata alla lettura dell'opera di Proust che la vita mi ha regalato.
La prima, non poteva essere diversamente, è legata ad un incontro con uno specialista di Proust, universitario, non il massimo, ma neppure l'ultimo. Feci in modo da far cadere il discorso su Proust e, col timore del dilettante, gli posi una domanda su una pagina della Prisonnière che risultava particolarmente nodosa alla mia incompetenza. Citai l'inizio della frase: "À un sentiment d'horreur, qui ne me faisait pas désirer de chasser Albertine ...". Il collega m'interruppe e continuò recitando solennemente a memoria "...au contraire, s'ajoutait une extrême envie de pleurer" e continuò così per almeno un'altra frase, cioè tanto a lungo da lasciarmi sbalordito e, al contempo, entusiasta per tanta scienza. Vuoi vedere che conosce a memoria l'intera Recherche, cioè dieci milioni di caratteri? Poi giunse la sua spiegazione, dove era tutto un contorcimento interpretativo, che sottolineava il carattere decrepito e decadente di una borghesia agonizzante. Rapidamente passai dall'ammirazione alla delusione. Fu lì che decisi che o avevo la fortuna di parlare con un vero maestro (e ce n'era qualcuno in giro) o sarebbe stato meglio far da me.
Il secondo episodio mi ha consentito invece di entrare nella "lettura sociale francese" (che Bourdieu mi perdoni) di Proust. Fu quando una giovane studiosa francese di Proust mi raccontò che, in famiglia, una famiglia agiata ed "evoluta", i rapporti col padre, mutarono dal giorno in cui la figlia iniziò a leggere la Recherche. Da normali, con una certa indifferenza tutta transalpina, diventarono di fusione e di fierezza. Alla figlia che si interrogava sulle ragioni di un cambiamento così profondo, dopo un qualche tempo, le ragioni furono chiare. A certi livelli, si diventa qualcuno solo dopo aver letto la Recherche. Il lettori di Proust costituiscono un club per pochi. La Recherche è un libro-mondo, come dice Moretti, e il mondo appartiene a pochi (anche se non è elegante dirlo).
Fu così che mi si chiarirono le idee: per alcuni (quanti?) la Recherche è una pelliccia di parole.