di puntata in puntata, rendendo mutevole il sistema dei protagonisti. Racconta le vicissitudini di un gruppo di ragazzi tra i diciotto e i ventisei anni, e, man mano che la narrazione segue la loro crescita, si ha la sensazione che ci siano nuove persone, nuove vite, nuovi punti di vista. Invece no, sono sempre loro; solo che si trasformano, si amano in modo diverso, s'inquietano in modo diverso. E, soprattutto, a dispetto del titolo della storia che parla di loro, non hanno nulla a che vedere con la pop-star autrice di Thriller e di Black or white.
Michael Jackson, romanzo di Pierric Bailly (Paris, POL, 2011), è un testo corale che racconta la difficile fase del passaggio all'età adulta, con le sue false partenze, con la noia mascherata dalla frenesia di fare qualcosa, con le storie d'amore che sembrano matrimoni d'altri tempi e le scene di gelosia da teatro d'avanspettacolo. È così che Bailly descrive i giovani del suo romanzo, con un complesso chiaroscuro che mostra le contraddizioni e le repentine svolte che muovono le vite delle persone, portandole spesso a recitare parti che non erano state scritte né pensate per loro. Bailly racconta l'inevitabile sentimento di non appartenenza che, spesso, angoscia gli esseri umani, e lo fa con leggerezza, con una misurata ironia e con una punta di amarezza, che rende la sua scrittura da descrittiva a riflessiva, fino a diventare persino lenta, in alcuni passaggi.
La narrazione asseconda sia il tempo cronologico della crescita biologica che quello del tutto soggettivo dell'evoluzione emotiva, creando sincopi tra ciò che sta succedendo ai protagonisti e ciò che, invece, loro percepiscono. È questo scarto che rende la scrittura di Bailly unica e degna di attenzione: perché una storia raccontata non conosce solo il tempo in cui si svolge, ma, spesso, asseconda anche quello che i suoi personaggi vorrebbero, autonomamente, sfuggendo così alla volontà dell'autore.
Pierric Bailly, Michael Jackson, Paris, POL, 2011