Nel romanzo Il faut beaucoup aimer les hommes, porta alla luce non detti dell'incomunicabilità - ancora più forte quando si presenta, indesiderato, tra culture diverse -, dell'amore come possibile riscatto morale, e della difficoltà di vivere con serenità lo sguardo degli altri, con tutto il peso morale che porta con sé.
Perché la storia d'amore tra i due protagonisti – lei, una giovane star francese, persa tra i bagliori hollywoodiani, lui un attore camerunese in cerca di successo - , esaurita la passione febbrile, fisica, si scontra con l'impossibilità di trovare un punto di contatto immateriale, fondato sui soli sentimenti.
Separati da una distanza fisica considerevole – lei negli USA, lui in viaggio verso l'Africa per realizzare il progetto di un film forse più ingombrante della realtà stessa – e dalle diverse direzioni che prendono i loro percorsi mentali, i due amanti si rincorrono per fingere soltanto di trovarsi, per respingersi e per capire che non basta che ad amare sia una persona sola, non basta costruire le basi di un rapporto, se non si ha uno spazio immaginario condiviso, in cui ritrovarsi, anche a distanza.
Il faut beaucoup aimer les hommes – il cui titolo, tra l'altro, rimanda ad una splendida citazione di Marguerite Duras – è un romanzo che mostra l'inadeguatezza dell'amore, in assenza di un lessico comune, la piccolezza dei sentimenti di fronte alla realtà. E Marie Darrieussecq riesce a mettere in scena l'impossibilità di un punto d'incontro con leggerezza, con la sua scrittura insieme ironica e ricca di sfumature melanconiche.
Marie Darrieussecq, Il faut beaucoup aimer les hommes, Paris, POL, 2013