del nostro presente, del suo evolversi, del suo essere radicato nel tempo che lo contiene. Sarà forse perché il suo romanzo La particelle elementari è arrivato a toccare punti nevralgici in quella fase cruciale che ha preceduto la grande crisi in Occidente degli ultimi tempi, o sarà forse per la sua precisione al limite del rigore scientifico, nel descrivere i comportamenti, le mutazioni, i cambi di rotta.
Michel Houellebecq, invece, di romanzo in romanzo, ha dimostrato di non essere soltanto uno scrittore del presente, ma di tessere trame che, per la loro capacità di comprendere i comportamenti degli uomini e di anticiparne le evoluzioni più significative, sanno andare al di là del presente.
È da una serie di considerazioni sull'arte che sembra nascere il romanzo La carta e il territorio, forse il più maturo, quello che mostra di voler andare al di là del tempo in cui è scritto. La storia racconta del creativo Jed Martin e della sua vita passata a cercare un compromesso tra il suo immaginario e quello che la realtà, invece, chiede e, talvolta, impone. Sarà forse per questa ragione che Jed raggiunge il successo proprio con una mostra fondata sulla rielaborazione fotografica di mappe Michelin, che mirano a comprendere, nella maniera più completa e precisa possibile, il mondo oggettivo, quello delle distanze e delle dimensioni.
La carta e il territorio, in modo ancora più profondo degli altri lavori di Houellebecq, mira a mostrare il pensiero dell'autore, i non-detti di ciò che lo circonda, le piccole verità che sembrano sfuggire alla logica. La riflessione sui meccanismi dell'arte, che sta alla base della narrazione, lo rende un romanzo ancora più ampio, un testo che si giustifica con la sua stessa scrittura, e che, nella diegesi, sembra auto-annullarsi, per lasciar spazio solo alla finzione. Potrebbe essere questo uno dei significati della morte del personaggio Houellebecq, nella parte finale de La carte: è come se l'autore, con questo espediente, volesse liberare le storie raccontate del peso della riflessione, affinché esse possano "pensarsi da sole". Per diventare, finalmente, solo scrittura senza tempo.
Michel Houellebecq, La carte et le territoire, Paris, Flammarion, 2010
La carta e il territorio, traduzione in italiano di Fabrizio Ascari, Milano, Bompiani, 2010