adolescenziali, nello scenario della stazione balneare dell'île de Ré. In vacanza con i genitori e il fratello, la protagonista del racconto si troverà costretta a fronteggiare tutte le sue insicurezze sentimentali - nel desiderio, spesso vano, di essere apprezzata e corteggiata dai suoi coetanei - e inadeguatezze sociali. Il luogo e il tempo delle vacanze diventeranno, così, un luogo e un tempo simbolici in cui è in grado di compiersi un passaggio decisivo nella maturazione della ragazza.
Quest'opera prima della scrittrice parigina pare rafforzare l'idea che vi sia un legame, in letteratura come nelle altre arti, tra l'età dell'adolescenza e l'intervallo spazio/temporale delle vacanze estive. Dal best seller di Françoise Sagan, Bonjour tristesse, al recente La blessure la vraie, di François Bégaudeau, solo per fornire due esempi rappresentativi, sembra, infatti, che queste due dimensioni abbiano tracciato percorsi spesso correlati, tanto per un sentimento di sospensione temporale, quanto per una condizione di attesa fine a se stessa, generata dal primo, da cui entrambe sono accomunate.
Tutto costruito sull'alternarsi serrato di una narrazione alla prima e alla terza persona, in un movimento continuo di avvicinamento e allontanamento, adesione e presa di distanza, La Légèreté - fortemente imparentata con certe pellicole di Éric Rohmer (si pensi a La collectioneuse, Le genou de Claire o Pauline à la plage), nell'indugiare sugli indolenti e capricciosi sentimenti degli adolescenti, sotto il segno di una leggerezza mai superficiale - oscilla costantemente tra crudeltà e delicatezza, intimità e socialità, desiderio e repressione, per restituire appieno tutte le contraddizioni, puntualmente messe in luce al di là di ogni retorica, di quell'età che di contraddizioni si nutre, ostentatamente e dolorosamente.
Emmanuelle Richard, La Légèreté, L'Olivier, Paris 2014.