Il protagonista, Wladimir, detto Wally, ha quindici anni, fuma come un turco e si sposta solo in bicicletta in un "Petit Pays Plat", una città "petite mais jolie" con i canali, e un quartiere "qui craint". Benché figlio di parrucchieri, Wally è fiero della sua "non-coupe" e non ha alcuna intenzione di rilevare il salone di famiglia. Un testo, questo, da leggersi come « la légende d'une bande de jeunes garçons qui ne reconnaissent aucune autorité, qui obéissent à leurs propres règles » (p. 90), narrazione di un'adolescenza e delle sue rivolte che attira e diverte con le sue angosce continue, gli insuccessi, l'atteggiamento di rifiuto verso « tout ce qui est facile, tout ce qui va avec tout », che preferisce « ce qui ne va avec rien » (p. 59), imponendo, per questa strada, un proprio codice di comportamento. E soprattutto, questa appare come la realtà di una società in disfacimento in cui non è più possibile comunicare – « Ce n'est pas parce qu'on parle la même langue qu'on parvient à s'entendre » (p. 26) –, nel contesto di un processo di generale incompiutezza, fatto di trasformazioni radicali e contraddizioni, che la scrittura tenta di conciliare, poiché irrimediabilmente connesse al tessuto vitale di questi giorni. « Une musique faite de phrases simples et intenses, une musique rapide et lente » (p. 57): nessuna morale, nessun modello da emulare, né passato né futuro, neanche una identità per questi ragazzi che, non a caso, si autodefiniscono « Stranieri ». Antieroi marginali nella società che li ha partoriti, essi devono confrontarsi con difficoltà che si susseguono senza una logica, perseguendo l'ideale di un successo che sentono, sin dal principio, destinato al fallimento. Tuttavia, malgrado tutto il disincanto del mondo, c'è ancora una speranza, ancora una volta, nel mondo dell'arte, nella volontà di credere, attraverso, ad esempio, la costituzione di un gruppo musicale, che ci si possa ritrovare e fare qualcosa che ci soddisfi in qualche misura nella creazione artistica, « Le seul moyen d'écouter une musique qui nous plaise, c'est de la faire nous-mêmes » (p. 41).
Cyrille Martinez, Musique rapide et lente, Paris, Buchet/Chastel, 2014.