John Mitchell, il direttore, si aggira, solo, nei corridoi ormai deserti che, un tempo, avevano accolto folle di esuli appena sbarcati insieme ai loro sogni e alle loro speranze di un domani migliore, e inizia a ripercorrere la sua vita trascrivendo i ricordi che ancora lo attanagliano. Liz, la giovane moglie morta troppo presto, e lei, Nella, l'immigrata sarda dal passato oscuro, che lo mette dinanzi a se stesso, ai suoi sentimenti, alle passioni, ma anche alle sue incongruenze, ai suoi dubbi, alle sue debolezze.
Passato e presente, realtà e finzione, si intrecciano in una scrittura densa, tesa e incisiva nelle scene e nelle immagini cruciali della narrazione, vibrante per la capacità di scavare nei non-detti e nelle pieghe più profonde degli animi dei personaggi. Mitchell, in primis, personaggio ambivalente e complesso che, attraverso le difficoltà delle sue scelte, le trasgressioni e l'intensità del suo sentire diviene simbolo dell'anti-eroe, di una "vita minuscola" che trae la sua autenticità proprio da tanta fragilità.
Le parole restituiscono tutta la fatica, la rinuncia, la rassegnazione, la collera e la disperazione, il confronto con i valori, gli obblighi, la solitudine, le emozioni dei personaggi che prendono vita in queste pagine, ritratti incompiuti, ma rispettosi della memoria e della dignità di uomini e donne qualunque, tanto più attuali e credibili perché ci riportano ad eventi dei giorni nostri.
Gaëlle Josse, Le dernier gardien d'Ellis Island, Les Éditions Noir sur Blanc, 2014.