Abbiamo imparato a conoscerla, l'abbiamo osservata da vicino, attraverso la voce e lo sguardo del narratore. Ce ne siamo innamorati anche noi, in fondo – come non amare un personaggio che non si svela mai del tutto? E, soprattutto, l'abbiamo inseguita, ovunque, durante le sue peregrinazioni di donna contemporanea, da Parigi a Tokio, dalla Cina all'atterraggio lento nell'aeroporto di Pisa, prima di partire per l'isola d'Elba. Marie fuggiva, come un'Angelica del ventunesimo secolo, e noi cercavamo di raggiungerla, seguendo la pista di parole dell'uomo che la amava e che la raccontava.
Dopo quattro anni dalla sua ultima apparizione (nel romanzo La verité sur Marie, 2009, pubblicato dopo Faire l'amour, 2002, e Fuire, 2005), il personaggio femminile per antonomasia di Toussaint è tornato, nel romanzo Nue, uscito in Francia quest'anno e arrivato ad un soffio dal "Prix Goncourt", qualche settimana fa. Forse, se Nue avesse vinto, la storia di Marie si sarebbe chiusa così, tra gli applausi, su un palcoscenico metaforico; invece, la sfuggente donna di carta, resterà ancora nel mondo sospeso delle sue storie, almeno per adesso.
La trama di Nue è quasi interamente affidata ai gesti della sua protagonista, che, tuttavia, non viene presentata in maniera frontale, ma appare nel vuoto che crea nella vita del narratore e nel suo desiderio di averla accanto. È una presenza in negativo, dunque, quella di Marie, che la scrittura di Toussaint riesce a rendere concreta, al punto che il suo continuo negarsi per poi ricomparire e la sua natura volubile diventano, agli occhi del lettore, sintomi di fragilità umana che quasi giustificano la tenacia nella ricerca, da parte dell'innamorato.
A guardarlo bene, Nue appare un romanzo-ritratto, una sorta di studio attento del personaggio che rende possibile il racconto: sarebbe difficile, infatti, parlare di quest'opera di Toussaint senza soffermarsi sulla sua protagonista. Sarebbe difficile perché è lei stessa a tessere il filo della narrazione, ad iniziare già dalla scena di un fallimento, descritta nelle prime pagine del testo – Marie lavora nel mondo della moda e porta in passerella un abito fatto di miele -, fino all'inattesa conclusione, rappresa in una sola domanda, che sembra voler riprendere un discorso lasciato in sospeso: "Mais, tu m'aimes, alors?". Il narratore, interrogato dalla donna, non ha il tempo di rispondere e il romanzo giunge alla fine.
Forse, allora, Nue, non è l'ultimo episodio della tetralogia dedicata a Marie, forse Toussaint scriverà ancora di lei e di quella risposta che non ha ricevuto. Oppure, Marie non esiste: è solo un invenzione e quella domanda è una conferma della sua immaterialità.
Jean-Philippe Toussaint, Nue, Paris, Éditions de Minuit, 2013
Foto © GREC
Per un'altra lettura di Nue, vi segnaliamo l'articolo scritto dal traduttore italiano di Toussaint, Roberto Ferrucci, sul suo blog personale.